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Dal Governo rete di garanzie
a sostegno delle banche

di Isabella Bufacchi

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9 ottobre 2008

Garanzia pubblica senza precedenti in Italia sui depositi bancari: non in sostituzione ma «in aggiunta», dunque «addizionale», al fondo interbancario alimentato dalle banche che copre già fino a 103.000 euro. Ingresso «solo se necessario» e «temporaneo» dello Stato nel capitale delle banche che hanno bisogno di rafforzarsi patrimonialmente ma che non hanno avuto successo ricorrendo agli azionisti e al mercato: un intervento della mano pubblica questo, come nel caso inglese, attraverso la sottoscrizione di azioni privilegiate senza diritto di voto e senza alcun intento di «nazionalizzazione».

L'Italia fa per ora a meno di garantire le emissioni future delle obbligazioni delle banche, come invece intendono fare i Governi di Irlanda e Gran Bretagna: perché il nuovo meccanismo di finanziamento Bce al sistema bancario, illimitato per importi e a medio termine, dovrebbe aver risolto il problema per questo tipo di raccolta. Non è previsto inoltre, smentendo per ora le aspettative, un fondo ad hoc a sostegno delle piccole e medie imprese: non è escluso che questo venga fatto in un secondo tempo e attraverso la Cassa depositi e prestiti.
Sono questi gli interventi più importanti del decreto anti-crisi varato in linea di principio ieri sera dal Consiglio dei ministri: il provvedimento è stato poi messo a punto nei dettagli nel corso della notte in stretta collaborazione con la Banca d'Italia. A differenza della raffica di cifre di grosso taglio che ha dato corpo e peso all'intervento inglese, il Governo si è potuto limitare a una serie di impegni tutti in seconda battuta: perché il sistema bancario italiano, a differenza di quello di molti altri Stati europei, è «sufficientemente patrimonializzato e liquido», come ha puntualizzato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, «le banche italiane sono forti e solide e si badano da sole».

In conferenza stampa Tremonti ha potuto spiegare le linee guida del decreto senza fornire alcuna cifra, né in centinaia né in decine di miliardi di euro. «Non c'è alcuna soglia di alcun tipo – ha detto uscendo da Palazzo Chigi – si agirà caso per caso». Una salvaguardia per i conti pubblici, gravati da un debito/Pil in risalita già dall'anno prossimo senza considerare interventi sulle banche. La garanzia pubblica, sia pur se aggiuntiva al fondo interbancario, si è tuttavia resa necessaria per equiparare le banche italiane alle rivali estere: e bloccare così sul nascere qualsiasi intento di uscita degli italiani dai depositi delle banche in casa verso strumenti d'investimento all'estero garantiti dalle casse statali. «Il nostro fondo interbancario è il modo più efficiente in Europa di garantire i risparmiatori», ha affermato Tremonti, puntualizzando: «Aggiungiamo la nostra garanzia, ma non serve».

Un altro importante intervento in seconda battuta dello Stato italiano, almeno da un punto di vista formale, riguarda la capitalizzazione delle banche. La cornice resta quella di un sistema «sufficientemente patrimonializzato» e dunque di banche solide. Tremonti ha spiegato che nel caso in cui la Banca d'Italia ritenesse che una banca ha bisogno di più capitale, oppure che la banca stessa dovesse decidere di rafforzarsi ulteriormente sotto il profilo patrimoniale, il primo canale di riferimento restano gli azionisti e il mercato. Solo nel caso di fallimento di ricorso agli strumenti privati, lo Stato è disposto a intervenire con i soldi dei contribuenti: «Solo se necessario». «Non si tratta in Italia di nazionalizzazioni», ha messo in chiaro Tremonti. L'intervento pubblico sarà «temporaneo» e soprattutto «sterile», senza esercitare «potere», perché verrà realizzato con la sottoscrizione di azioni privilegiate senza diritto di voto. Ma il ministro non ha potuto fare a meno di indicare che per le banche vi sarà un costo: «La gestione resta privata» ma «non si dà danaro dei contribuenti a chi ha sbagliato». Facendo intendere che la rimozione del management delle banche "ricapitalizzate" dallo Stato è nelle carte. Nessuna menzione in conferenza stampa del ruolo di Mediobanca . In quanto al peso in soldoni di questo eventuale intervento dello Stato nelle banche, ieri le stime degli esperti del settore spaziavano entro una "mini-forchetta" di 5-10 miliardi: nulla a che vedere con i 50 miliardi di sterline del Regno Unito.

Il Sole24ore.com ha proposto ai propri navigatori un sondaggio chiedendo se le misure adottate dal Governo sono adeguate per affrontare la crisi del credito o sono insufficienti e la crisi peggiorerà anche in Italia.

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